Archivio TAN
SABATO 22 MAGGIO 2021 | ORE 16.00 E ORE 17.30
MEMORIE DAL SOTTOSUOLO
di Fëdor Michajlovič Dostoevskij
con Mario De Masi e Lia Gusein-Zadé
aiuto regia Alessandro Gioia
disegno sonoro Alessandro Francese
regia Fiorenzo Madonna
produzione I Pesci in collaborazione con L'Asilo
Nel 1864 Dostoevskij scrive “Memorie dal sottosuolo”, l'opera che apre alla sua ricerca sulla personalita umana l'abisso della coscienza che tenta di districarsi fra le fitte maglie del problema della liberta e si confronta con i grandi ideali filantropici, utilitaristi e razionalisti del secolo diciannovesimo. Da un lato c'è l'uomo del sottosuolo: un uomo “normale”, di istruzione media, aspetto sgradevole, dotato di un'intelligenza non brillante, ex-impiegato che non ha mai trovato soddisfazione nel suo lavoro. Non è riuscito a diventare nulla, “nemmeno un insetto”, ma ha coltivato la consolatoria tesi secondo la quale un uomo intelligente non puo diventare nulla, perché “solo gli sciocchi diventano qualcosa”. Mosso dalla frustrazione derivante dalla mediocrita della sua esistenza, è sprofondato nelle sabbie mobili della coscienza, una coscienza ipertrofica, il sottosuolo. Il sottosuolo è un mondo nel quale le regole, della convivenza sociale non hanno alcuna presa, le convenzioni non esistono e l'arbitrio puo essere elevato all'ennesima potenza. È il caos. Dall'altro lato c'è il suo tiranno, che come il diavolo, assume sembianze diverse: la “purezza”. La purezza dell'ideale etico ed estetico dell'anima bella, l'utopia schilleriana di grazia e dignita che mai è riuscito a incarnare, il giovane di belle speranze; la purezza dell'ordine e della pulizia delle forme, Apollon, il suo “governante”, colui che lo serve, ma in realta gli tiene le redini; la purezza del cuore di una prostituta che si innamora di lui, alla quale non riesce che fare del male, per il gusto della sofferenza, per la paura e l'incapacita di amare. E il gioco. Il gioco del buio con la luce, del maschile col femminile, del teatro con la danza, del dionisiaco con l'apollineo. Che aria tira, che odore, che atmosfera ci sono nel sottosuolo? Che luogo scenico è questo? Come il suo abitante si relaziona a tutti gli esseri graziosi, dignitosi, puri che gli fanno da contraltare? Perché costui gode nel mostrarsi e nel mostrare la sua sofferenza al cospetto di un pubblico? Dove sono il comico e il tragico nella bassezza di questo scavare? E la gioia di vivere? Che forma hanno e da dove nascono oggi, per noi, le forze che hanno ispirato questa scrittura? Perché a più di centocinquanta anni di distanza questo testo ci parli ancora e ci attiri con forza e come tradurlo (correndo il rischio di tradirlo) nel linguaggio che ci appartiene, quello della scena, quello della drammaturgia dei corpi, sono le questioni che ci spingono a mettere le mani nell'intrico di questa materia.
Associazione Culturale I Pesci
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