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Archivio TAN

DOMENICA 23 MAGGIO 2021 | ORE 10.00 E ORE 11.30

BOCCACCIO SUITE

con Francesca Borriero, Francesco Luongo, Roberto Ingenito, Francesco Santagata, Emanuela Urga
testo Fabio Pisano
musiche originali Francesco Santagata
coreografie Emanuela Urga
regia Roberto Ingenito
organizzazione Francesca Borriero
produzione Liberaimago

Raccontare il Decameron, la maestosa opera di Giovanni Boccaccio scritta nella metà del 1300, torna quasi come un urgenza profetica nel nostro attuale periodo storico.
La peste nera, la peste raccontata da numerosa e illuminata letteratura riflette come specchio lontano la presente pandemia. E così, come allora, un gruppo di giovani per sfuggire al “male”, si aliena, si estranea, si allontana e si chiude, o rinchiude.
Da questa evidente e inevitabile connessione, nasce Boccaccio Suite.
Motore dello spettacolo, rivolto al pubblico dei più giovani, muove attorno al concetto di chiusura (o forse più precisamente clausura) forzata, necessaria, ineluttabile.
E allora cinque individui condivideranno uno spazio circoscritto, scomodo in attesa della “buona novella”. Possibilità di fuga? Raccontare o raccontarsi; evasione necessaria, espediente indispensabile per procedere con cautela verso il fuori, l'esterno, il “ritorno alla normalità”; incontro alla sospirata buona notizia. E dunque confondendo i piani, il testo con il pretesto, il significato e il significante, osserviamo i protagonisti, come nell'opera magna, abusare dello spazio (in questo caso volutamente ridotto) e del tempo in eccesso per catapultarsi in un racconto salvifico quanto necessario, possibilità unica per dare senso ad un incedere del tempo altrimenti dolorosamente uguale. Così Chichibio e Calandrino, personaggi precursori, alter-ego delle più note maschere della commedia dell'arte diventano possibilità di racconto e di svago per gli abitanti della nostra suite.
Un cubo, quindi, come un acquario posto al centro del palco, vede ospitare in un incedere incalzante di pause e battute serrate, tra prosa contemporanea e un fedele Volgare decameroniano, tra gag boccaccesche e attimi di attenta riflessione, tre attori, un musicista e una danzatrice. Uno spettacolo che parla del nostro tempo non volendolo raccontare, una lente d'ingrandimento necessariamente opaca su un periodo che non vediamo l'ora diventi ricordo lontano per essere semplicemente narrato.

a seguire...

DIVENTA RE

adattamento teatrale del romanzo “Come si diventa re” di JanTerlouw.
drammaturgia e messa in scena Murìcena Teatro
con Monica Costigliola, Raffaele Parisi, Antonio Perna, Lucia Rocco
progetto Sonoro Paky Di Maio
scenografia Monica Costigliola, Angelo De Tommaso
maschere Adriano Falivene, Valeria Malpeso
produzione Murìcena Teatro

Stark, nasce la stessa notte in cui muore il vecchio re di Katoren e questo fatto si carica di un alone di misteriosa premonizione. Nel giro di pochi giorni, resta orfano e da un sogno premonitore si instilla dentro di lui l’idea che diventerà Re. Mentre Stark cresce, il Regno viene governato dai ministri (Certo, Retto e Buono) che, se nei nomi sembrano personificare tutte le caratteristiche che dovrebbe avere un buon governo, in realtà ne rappresentano l’opposto, perché incapaci di governare e interessati solo ai loro affari. Il protagonista, Stark, spinto dal desiderio di scoperta, inizia un viaggio attraverso il regno e i suoi paesi dal nome allusivo (Decibel, Polveriera, Smog, Ecumene, Swindelburg, Equilibrio, Bosco Quieto) facendolo conoscere ed amare da tutti gli abitanti. Tale viaggio lo porta ad affrontare delle imprese, le quali allegoricamente trattano i problemi che oggi gravano sull'umanità (l’incomunicabilità e la vita attraverso uno schermo, l’inquinamento e il surriscaldamento del pianeta, l’avidità, e la mancanza del senso di sacrificio personale per il bene comune). Venuti a conoscenza dei successi di Stark, grazie alla stampa e all’opinione pubblica, i Ministri, che all'inizio non lo prendono in considerazione fanno di tutto per portare il giovane eroe al fallimento, mettendo in pericolo la sua stessa vita.
Stark inconsapevole del destino che le parche (rappresentate nella mitologia greca da Cloto, Lachesi e Atropo), hanno tessuto per lui, terminerà questo viaggio diventando prima uomo e poi re non solo di Katoren, ma anche di sé stesso, maturando saggezza, intelligenza, generosità, umiltà e senso di legalità. Il prodotto artistico racchiude diversi linguaggi espressivi e visivi, al fine di materializzare agli occhi dello spettatore un mondo immaginario, catapultandolo in un sogno scenico dalla natura favolistica e onirica.



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