Archivio TAN
1 - 2 febbraio | Maze | Teatro Area Nord
concept, creazione performer Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio
music and sound design Posho
progettazione luci Matteo Rubagotti
produzione Unterwasser
Finalista Inbox 2019
Con il sostegno di: Théâtre La Licorne, Festival Città delle 100 scale, CasermArcheologica, Teatro del lavoro.
MAZE è una live performance nella quale le ombre di sculture e corpi tridimensionali sono proiettate dal vivo su un grande schermo.
Le tre performers sul palco animano a vista gli oggetti e utilizzano le fonti luminose come telecamere, creando attraverso materie effimere l’illusione di assistere a una pellicola cinematografica. Campi lunghi, dettagli, carrellate, soggettive sono resi grazie al movimento di luci e oggetti.
La narrazione è frammentata e gli occhi che guardano il mondo sono quelli di una donna. Le scene della sua vita si susseguono come frammenti lirici che racchiudono istanti salienti. Poesie visuali che svelano e illuminano emozioni, pensieri, ricordi e intuizioni. Una riflessione sull’esistenza: l’arrivo al mondo, la ricerca di senso, la partenza dal mondo. Galleggiare, immergersi, abbandonare. L’universo lirico è nutrito dai versi e dalle immagini di poetesse come Mariangela Gualtieri, Emily Dickinson, Etty Hillesum, Wislawa Szymborska, Laurie Anderson.
Non ci sono parole ad accompagnare le immagini ma una colonna sonora originale, che si intreccia con esse divenendo parte integrante della drammaturgia.
Le ispirazioni estetiche sono tratte dal disegno a linea continua di Steinberg, dalla permeabilità e leggerezza delle architetture in rete metallica di Tresoldi, dalla morbidezza del tratto di Modigliani, dalla delicatezza dei disegni cuciti di Maria Lai. Le sculture che raffigurano i volti sono state realizzate con riferimento esplicito all’opera di Calder, in particolare alla sua produzione di ritratti in fil di ferro. Il fil di ferro, infatti, crea in ombra particolari effetti grafici che richiamano disegni animati, schizzi, tratteggi dinamici.
Il linguaggio universale del teatro visuale senza parole diviene lo strumento per indagare l’umano e le sue sfaccettature.