Archivio TAN
VENERDI' 18 NOVEMBRE 2022
ORE 20.30
Teatro Area Nord (Sala)
R.A.P. REQUIEM A PULCINELLA
di Damiano Rossi
con Damiano Rossi, Ivan Alfio Sgroi (turntablist, b-boy), Tommaso Renzuto Iodice (coro, figure)
oggetti di scena realizzati da Damiano Rossi, Rossella Flagiello
luci e suono Antonio Minichini
cura artistica, allestimento e organizzazione scuola elementare del teatro - conservatorio popolare per le arti della scena
ideato e diretto da Davide Iodice
residenza multidisciplinare Teatri Associati di Napoli
produzione Interno 5
R.A.P. Requiem a Pulcinella è uno degli esiti del progetto SCUOLA ELEMENTARE DEL TEATRO / Conservatorio Popolare per le Arti della Scena, ideato e diretto da Davide Iodice e che prende il via nel 2013 grazie a Forgat onlus, che condividendone gli obiettivi e le modalità pedagogiche, lo cura, promuove e finanzia. La Scuola Elementare del Teatro è un “luogo” di ricerca e formazione permanente, un laboratorio produttivo, una rete di cooperazione. La platea privilegiata è quella segnata dal disagio economico e sociale, così come dalla disabilità fisica e intellettiva. Il progetto è articolato in cicli di ricerca e creazione paralleli e contigui, nei quali progressivamente gli allievi sono chiamati a partecipare al processo pedagogico divenendo a loro volta formatori. «Damiano – afferma Davide Iodice – è uno dei tanti rappers campani, dei tantissimi, parlatori, straparlatori, che dalle innumerevoli crew piantate in città o (come nel suo caso) nei paesi dell’entroterra, continuano a lanciare il proprio grido ritmico, elaborando disagi, inquietudini, desiderio. La particolarità di Damiano è quella di aver scelto il teatro, portando con sé tutti i suoi “chiodi”, le sue ferite, la sua rabbia, i suoi “bits”, ma anche una maschera antica. Da questa abbiamo tratto la forza combustiva per questo lavoro. Accompagnato dallo scratching di Ivan Alfio Sgroi e dalle incursioni di Tommaso Renzuto Iodice, questo giovane “griot” contemporaneo, intona qui il suo requiem ostinato e vitalissimo per una terra che non finisce di morire e forse per tutta una generazione»