14-15 Novembre | Lo Splendore dei Supplizi
di e con Licia Lanera e Riccardo Spagnulo
e con Mino Decataldo
assistente alla regia Arianna Gambaccini
disegno luci Vincent Longuemare
consulenza e creazione puppet Marianna Di Muro
organizzazione Antonella Dipierro
tecnico di palco Amedeo Russi
foto di scena Luigi La Selva
produzione Fibre Parallele e Festival delle Colline Torinesi
con il contributo della Regione Puglia e con il sostegno del Nuovo Teatro Abeliano
spettacolo promosso da Teatri del Tempo Presente progetto interregionale di promozione dello spettacolo dal vivo a cura di MiBAC – Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo e delle Regioni: Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto
Nelle piazze delle città d’Europa, in un tempo non troppo lontano, si mandavano a morte attraverso un percorso di sofferenze crescenti, migliaia di criminali, i quali giungevano alla loro fine in maniera lenta e dolorosa. Lo spettacolo della punizione andava in scena seguendo un cerimoniale preciso, in cui il pubblico partecipava attivamente con sputi, spintonamenti e insulti.
Lo scopo del supplizio era quello di raggiungere la verità, attraverso confessioni fatte a mezza voce tra le pene della tortura, parole estorte in fin di vita, che celebravano il trionfo del potere giudiziario e quindi, di riflesso, del re.
Giudichiamo ancora i crimini e i delitti, ma ancora di più istinti, passioni, anomalie, infermità, disadattamenti, effetti dell’ambiente o dell’eredità, le aggressività, le perversioni, le pulsazioni e i desideri.
Siamo il pubblico del supplizio del nostro vicino di casa e il suo boia potrebbe vivere con lui sotto lo stesso tetto.
Ma cos’è l’autorità adesso?
Per il nostro povero vicino, le cose si sono messe in una maniera tale che la vita assomiglia ad un castigo incorporeo.
Quattro storie costituiscono il quadro unitario di un presente schizofrenico: c’è la coppietta in crisi, un giocatore compulsivo di videopoker, la convivenza forzata di una badante straniera con un vecchio un po’ razzista un po’ infame e ci sono due operai che rapiscono un vegano per sfogare l’insoddisfazione di una vita che non ha più senso.
Allo stesso modo delle figure che si muovono in queste quattro storie, sappiamo che stiamo andando a schiantarci ad una velocità folle contro un muro, ma per fede, stoltezza e stupido amore, indugiamo nello stesso errore che dura una vita e speriamo che quel muro, come ha già fatto altre volte, sia solo un’illusione.