Area Nord in Festival 2024
23 NOVEMBRE 2024 | ORE 19.00
24 NOVEMBRE 2024 | ORE 18.00
CASA DEL CONTEMPORANEO
DOV'E' LA VITTORIA
Di Agnese Ferro, Giuseppe Maria Martino, Dario Postiglione
Regia Giuseppe Maria Martino
Aiuto Regia Dario Postiglione
Con Martina Carpino, Luigi Bignone, Antonio Elia
Disegno Luci Sebastiano Cautiero
Scene Carmine De Mizio
Costumi Federica Terracina
Fotografo Di Scena Tommaso Vitiello
Produzione Teatro Di Napoli – Teatro Nazionale
Casa Del Contemporaneo
Premio Neiwiller Di Artec Napoli 2020 | Premio L’artigogolo 2019, Pubblicazione Del Testo Per La Casa Editrice Chipiùneart | Menzione Speciale Per La Migliore Attrice (Martina Carpino) Al Premio Nuove Sensibilità 2.0 Del Teatro Pubblico Campano | Premio Del Pubblico Al Festival Inventaria 2019
Italia: un paese della civilissima Europa che a furia di xenofobia e rigurgiti populisti sta diventando sempre più nera. Tre attori sono nel pieno di un processo creativo: la costruzione di un personaggio controverso, a tratti grottesco, imprendibile – Vittoria Benincasa, prima attivista e poi leader di un partito di estrema destra che tenta la scalata alla Presidenza del Consiglio. Vittoria (personaggio di fantasia?) ha un talento da trasformista e il carisma di una cattiva Marvel. Si muove con destrezza nel vuoto ideologico dell’Italia degli ultimi vent’anni, elude le contraddizioni della sua identità politica e di genere, mira al cuore del suo elettorato. I tre attori entrano ed escono freneticamente dai loro personaggi alla ricerca del vero volto di Vittoria, mentre un disagio crescente inceppa il meccanismo della satira e la finzione comincia a fagocitare la realtà.
Volevamo far ridere ma forse abbiamo fallito. Man mano che lo svolgevamo, l'argomento ci bruciava tra le dita: l'attualità ci dava conferma dell'assurdo che fantasticavamo. Di conseguenza l'umorismo si faceva più nero del previsto, la farsa virava verso il grottesco, la commedia diventava indigesta e corrosiva. Di fronte a una realtà che si fa parodia di se stessa, la satira contemporanea ci è parsa un genere compromesso e consolatorio, e allora siamo andati a fondo con questo disagio. Vorremmo che le risate del pubblico finissero con un rospo in gola.
Abbiamo proiettato il nostro disagio sui personaggi-attori e ci siamo interrogati sull'efficacia della ricerca estetica quando è messa a reagire con componenti acide. Il metateatro è stato per noi soltanto un dispositivo formale per parlare del nostro tempo, del nostro mondo politico e della deriva populista e destrorsa presa dai governi della civile Europa. Ci siamo sforzati di sospendere il giudizio durante tutto il processo di scrittura, con l’intenzione di rimandarlo al pubblico – se nella commedia attica, nelle pause tra una scena e l’altra, l’attore si toglieva la maschera per inaugurare il momento della parabasi, la nostra scelta è quella di dilatare e sviluppare questa pratica. Provocare per stimolare un pensiero critico sul proprio presente, per innescare una presa di coscienza. Certo ci siamo schierati, ma soltanto contro.