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Area Nord in Festival 2024

29 NOVEMBRE 2024 | ORE 20.30
30 NOVEMBRE 2024 | ORE 19.00

COMPAGNIA CARUSO/GARANTE

AB ORIRI - TENTATIVI DI PROCREAZIONE

Scritto e diretto da Tonia Garante
con Salvatore Caruso, Emanuele Caruso Garante, Tonia Garante
Foto di scena di Marco Parollo
Grafica di Max Penombra

Si ringraziano Il Lato Oscuro della Costa, per la residenza concessa presso il Cisim di Lido Adriano; Max Penombra, per la collaborazione alla creazione scenica; Alessandro Renda per le preziose riprese video e Roberto Magnani per la disponibilità.

Ci sono anime che nascono sotto un cavolo, altre le porta la cicogna. Altre invece partono, cambiano rotta, tornano indietro, si perdono negli abissi… sembrano non approdare mai. “Pronto, mi senti? Mi aspetti? Sto arrivando da te!” Parto, porto, non so se torno. E se poi mi perdo?
Breve storia di una lunga ricerca di procreazione.
Ab Oriri è la storia di una coppia e delle avventure vissute nella ricerca di un figlio.
Una storia d'amore tenera, vulcanica, giovanile e vitale che passa anche attraverso il desiderio di cocreare una nuova vita: dapprima i due vivono la gioia e la paura dell'attesa, sino a giungere alla sofferenza della perdita: un malessere intimo, intenso, a cui fa specchio la burocrazia sanitaria, le sue prassi e i suoi “protocolli”. E seppure il dolore del lutto, come un’ustione del cuore è un tratto comune a tutte le anime che cercano disperatamente la genitorialità; le strade percorse sono differenti.
Nello specifico, Lui e Lei, soffrono di aborto spontaneo ricorrente, una malattia che provoca sterilità frustrazione, angoscia e rassegnazione.
Lo spettacolo affronta gli inciampi della sanità italiana di fronte a campi di ricerca ancora troppo “acerbi” e a fronte di questi limiti, soprattutto culturali, a sacrificarsi è sempre il corpo di donna che ancora subisce terapie invasive e invadenti, spesso non giustificate dalle cosiddette “indicazioni mediche”.

Ossessionati dall'idea di maternità e di paternità, divenuti medici e al tempo stesso cavie da laboratorio, i due si isolano dal mondo e da loro stessi.
iascuno nel proprio dolore, nel senso di colpa, nella propria stanchezza, vomita sull’altro tutta la rabbia e la frustrazione.
Condividendo in scena le ferite emotive, ma soprattutto situazioni surreali, intraprendono un viaggio che li separerà o li unirà maggiormente?
Dalle decine di “dotti medici e sapienti” alla medicina olistica orientale, dalle teorie scientifiche di ultima generazione alla fede di cultura popolare; i due diventano soggetti e oggetti di una partitura fumettistica, tragicomica, a limite del grottesco.

Nella nostra società ancora vi è il mito della coppia che procrea come coppia che contribuisce positivamente alla crescita sociale e all'interno di questo modello di famiglia tradizionale (padre - madre e prole), una donna che non diventa madre, è considerata nel migliore dei casi una femminilità sprecata; una vita poco utile nel peggiore.

La protagonista di questa storia si è rotta, è diventata un grumo di lacrime. Una donna che sente di non servire a niente, come terra infertile, combattuta tra quest’idea interiorizzata e la sua identità di donna che esiste a prescindere dalla maternità.

Aboriri, “via dalla nascita”, nasce da un’esigenza personale di raccontare le peripezie vissute affinché una delle mie gravidanze giungesse “a termine” e vuole essere un dono per tutte quelle coppie che stanno affrontando questi terremoti dell’anima. La condivisione è guarigione.
È fortemente legato alla riflessione che il dolore sia un fatto sociale, sia per quanto riguarda il sentire il dolore dell’altro e comprenderne le modalità di espressione, sia per quanto concerne la responsabilità del dolore e degli eventi scatenanti; che se un individuo soffre, riguarda tutti e tutte! Credo anche che il dolore, oltre ad essere la chiave della nostra emancipazione personale, sia il collante della comunità, attraverso cui una società prende consapevolezza e si evolva come unico corpo.
E l'unico linguaggio che mi ha concesso di trasformare questi cocci in Bellezza è l’Ironia, unguento delle Dee.

Inoltre, prendo a pretesto le avventure personali, per sfiorare i concetti di maternità e paternità che, nella cultura Italiana, non aderiscono alle innumerevoli declinazioni possibili.
A prescindere dallo status di genitorialità o di filiazione, credo fermamente che tutti e tutte dovremmo riappropriarci dei nostri Archetipi di maternità e di paternità ed esprimerli nei confronti di questa “società liquida” e dedicarLe tempo e spazio. Una società che ha bisogno di accoglienza, silenzio, cura, comprensione, nutrimento, rispetto, dedizione, guarigione, protezione; affinché possa risalire dal mondo degli inferi e rinascere nell'amore. E come scrisse Calvino “crescere e ricrescere senza fine, crescere in leggerezza”.

Perché un'anima senza amore diventa una capa che si accappotta, sott’ ‘e ‘ngopp’!

Tonia Garante


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