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C.RE.A.RE CAMPANIA

Il teatro che produce relazioni, che costruisce comunità, è il teatro che ci interessa . Ci riferiamo qui a quel teatro come parte integrante della cultura quotidiana (come le biblioteche, come i giornali), qualcosa di assolutamente necessario e vicino, non effetto speciale o evento meramente spettacolare, un teatro “minestra” o “casa” o “paese” di cui si ha spesso bisogno. Un teatro silenzioso “che respira, si muove e si espande a dispetto di minacce e malanni” (Mimma Gallina). Infatti, nonostante le difficoltà contingenti, il teatro inteso come esperienza antropologica, prima che come spettacolo, non ha disperso in questi anni le sue caratteristiche ma semmai le ha rafforzate. Il bisogno di stabilire delle relazioni significative tra esseri umani, di cambiare attraverso il teatro chi lo fa, chi vi assiste e i luoghi stessi in cui viene fatto, ebbene tale bisogno è rimasto inalterato, forse accresciuto in questa società dove le esperienze e gli incontri sono spesso virtuali, fittizi. Oggi esistono centinaia di giovani formazioni e artisti che vivono il teatro innanzitutto come disciplina, impegno personale, modificazione del sé, conoscenza degli altri. Un teatro spesso precario, a “progetto” (si direbbe oggi) in cui permangono esiti incerti (come sempre, come dappertutto) ma che è vitale, diffuso, ricco di intrecci fra le varie discipline.

Un teatro “meticcio” che ha solo bisogno di ascolto, di accoglienza, di riconoscimento, valori poco riscontrati finora. Perché la politica spesso è più sensibile a ciò che in pochi attimi crea immagine, evento, “tendenza” omologante. Non ha tempo per la “lentezza” del teatro, per la riflessione, per lo spaesamento che esso determina. Così quelli che dovrebbero essere dei settori strategici per il rinnovamento della scena, dei linguaggi e delle poetiche, dei contesti e degli spettatori, oggi, con i tagli agli investimenti, rischiano un’ulteriore marginalizzazione. E tuttavia, come teatranti di quest’area, non ci stiamo facendo cogliere, tutto sommato, da particolari smarrimenti. Per la natura stessa del nostro lavoro, siamo abituati a metterci in discussione, a riprogettare costantemente il nostro operare. Le Residenze multidisciplinari ne sono una dimostrazione. Esse rappresentano una felice invenzione, terminologicamente imperfetta ma sostanzialmente utile ad indicare quelle esperienze, nate più di dieci anni fa, volte a favorire l’insediamento teatrale nei territori della vasta provincia italiana , allo scopo di raggiungere nuovi pubblici e contribuire nel contempo al rinnovamento della scena e al ricambio generazionale.

Un rinnovamento artistico ma anche etico, sociale, di modalità produttiva. Le Residenze fan parte diretta di quell’importante fenomeno culturale iniziato in Italia agli inizi degli anni 70 del secolo scorso (e non concluso) portato avanti da compagnie e Centri teatrali nati in quegli anni che han saputo diffondersi in territori geografici e culturali spesso sprovvisti, periferici, di provincia, dissodando terreni difficili sul piano sociale e amministrativo, e arrivando a consolidarsi in luoghi e nuclei artistici stabili, con pratiche rivolte, oltre che al rinnovamento dei linguaggi, anche dei contesti e degli spettatori Un lavoro che ha saputo restituire negli anni piena dignità al valore della ricerca, tirandola fuori dalla cripta, dall'autoreferenzialità, collegandola strettamente ai mutamenti sociali e culturali. E che ha fatto del teatro ragazzi (o per le nuove generazioni) non un'esperienza marginale o rimpicciolita rispetto al teatro ufficiale, ma una funzione vitale, strategica, “adulta”. La nuova formula della Residenza multidisciplinare, intesa come esperienza in cui far convergere esigenze creative (possibilità di lavorare per alcuni mesi in un luogo teatrale) e istanze di radicamento in un determinato territorio, mediante progetti di ospitalità e di iniziative culturali plurime, in rapporto con Enti locali, comunità, scuole, associazioni... Un teatro sostenibile è quel teatro fondato su quadri di risorse definibili periodicamente, con sana e trasparente gestione delle stesse, con una attenzione permanente verso il ricambio generazionale e che trova non in sè ma nel rapporto con la società la necessità della propria esistenza.

Questi sono i valori e il tratto culturale su cui vogliamo agire per il prossimo triennio 18/20 e riteniamo che la creazione del Centro di Residenza possa rafforzare questa ipotesi di lavoro, riteniamo che questo sia il primo anello di un sistema di rigenerazione e di riequilibrio capace di reale sviluppo. Indichiamo ed esprimiamo già in questa prima ipotesi di progetto la volontà e la disponibilità ad essere referenti di una rete complessa che dal 2019 potremmo vedere realizzata in Campania con l’apertura del progetto Artisti Nei Territori. Siamo certi che l’esperienza maturata in questo decennio di lavoro al servizio di un teatro rigenerato e il rapporto che abbiamo creato con gli artisti che sono stati nostri ospiti possa trovare ulteriore spinta con la creazione di un sistema multiplo e di rete capace anche di mettere gli artisti in relazione con comunità differenti e pubblici nuovi. Il Processo che a partire dal 2018 sta per mettersi in movimento rappresenta una opportunità e una riformulazione del sistema delle residenze delle singole regioni. Il MIBACT con la stesura delle linee guida in accordo con le Regioni vuole rappresentare una omogeneità di comportamenti e di obiettivi da raggiungere, azzerando di fatto la componente anarchica che le residenze rappresentavano nel sistema nazionale. Questo nuovo assetto mira a creare centri organizzati e segmenti collegati in rete capaci di interagire tra loro in nome della contemporaneità e dello sviluppo di nuove istanze.

Teatri Associati di Napoli in accordo con il Consorzio Operatori dello Spettacolo di Salerno ha inteso cogliere questa opportunità e hanno deciso di dare vita al un Centro di Residenze Artistiche Regionale della Campania, che pone tra i suoi obiettivi primari il consolidamento di quanto finora fatto e il superamento dello stesso sul piano organizzativo e di sviluppo. Intendiamo proseguire a dare sostegno alla mobilità che per noi vuol dire creare condizioni di visibilità degli artisti e del loro operato nell’ambito del sistema nazionale,regionale ed europeo, offrendo loro occasioni di confronto e di sviluppo del proprio lavoro attraverso la creazioni di fasi di programmazione che sappia anche non tener conto dei tempi accelerati del sistema spettacolo, ma soprattutto creando opportunità di confronto con le comunità e i territori. Il tema della multidisciplinarietà presenta margini di confusione, ma se guardiamo allo spettacolo contemporaneo ci sembra che esso la eserciti senza necessità di etichette particolari perché si serve da anni della collaborazione di artisti che provengono da diverse discipline artistiche, elemento questo che rappresenta uno dei punti cardini delle nostre scelte. L’impegno legato ad una progettualità di lungo periodo si traduce in: una programmazione teatrale dedicata alla nuova drammaturgia, messa in scena da compagnie di provenienza nazionale e internazionale, le residenze artistiche multidisciplinari selezionate attraverso il bando MU.D., il contenitore TANz, una rassegna dedicata alla danza contemporanea, l'adesione ai network nazionali per il sostegno e la distribuzione delle giovani compagnie teatrali, le numerose attività gestite dalle associazioni del territorio( Cineforum, rassegne musicali, caffè letterario, danze etniche, yoga e tanto altro). Questi i pilastri di un progetto che mette al centro la “costruzione” artistica e culturale, spirituale e civile, in costante confronto con le comunità del territorio.


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“Consolidamento, modernizzazione e diversificazione dei sistemi produttivi territoriali” Azione 3.3.2.