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Archivio TAN

drammaturgia Leonardo Manzan, Andrea Delfino, Camilla Mattiuzzo
con Andrea Delfino, Paola Giannini, Leonardo Manzan
produzione Bahamut
regia Leonardo Manzan


L'uomo è padrone delle proprie scelte? Quando noi diciamo sì anziché no lo abbiamo detto noi o qualcuno lo ha detto al posto nostro? Qual è il limite della nostra libertà? Queste domande sono il motore principale di “It’s app to you”. In scena un videogioco: un sistema in cui le scelte sono limitate e già prestabilite da algoritmi matematici. Il vincolo delle regole che governano la tecnologia del gioco diventa un termine di confronto per mettere in discussione la nostra stessa umanità. L’uomo, a differenza del mondo dei videogiochi, è libero di agire, di scegliere? O anche lui si muove in un sistema, per quanto ampio, di possibilità limitate e finite? Così nella scrittura è maturata l'idea di confondere i due piani, di creare un videogioco che sceglie il giocatore e non il contrario (un primato del virtuale sul reale), di incastrare, in un rito apparentemente senza fine, il giocatore all'interno della virtualità. Intrappolato in un tempo irrisolto, un tempo non lineare ma ciclico, che obbliga a ripetere il gioco da capo e sempre allo stesso modo, il giocatore non ha vie di uscita ed è proprio nella vittoria che trova la sua fine. Non sceglie ma è scelto e
così sarà per sempre, all'infinito.

Ad Algoritmo, creatore del videogioco, figura divina simbolo del potere assoluto, contemporaneamente attore e regista del gioco, eternamente condannato a scrivere nuove storie è affidata l’intera tecnica dello spettacolo.
In posizione distinta e separata, la figura di Algoritmo è volutamente mostrata al pubblico nell'esercizio della sua funzione. Come creatore onnisciente e master del videogioco, Algoritmo controlla il buio e la luce, la musica e la voce, la sua e quella di 46.

46, Personaggio virtuale del videogioco, interamente comandata nelle sue azioni dal giocatore, è doppiata in diretta da Algoritmo. L’attrice attraverso lo studio mimico di personaggi dei videogiochi, ricostruendone il ritmo, l'espressione e la stilizzazione meccanica, ha dato forma al suo producendo un risultato straniante accentuato dalla scelta di doppiare in diretta l'attrice. Scelta che è forma simbolica del potere esercitato da Algoritmo sulla sua realtà (tema trasversale del testo è appunto la libertà di affermare attraverso la voce e la parola la propria esistenza)

Luigi, spettatore solipsista, convinto che il mondo sia frutto della sua immaginazione, sarà il giocatore scelto da 46 per completare la partita. Grazie ad un applicazione sullo smartphone (it’s app to you) sarà in grado di comandare il personaggio virtuale per completare la missione)

Filo conduttore tra platea e scena, realtà e gioco, inizia lo spettacolo parlando in mezzo al pubblico accompagnandolo come suo rappresentante, imposto da Algoritmo, dentro la virtualità.

Confidando nella finzione della nostra storia vogliamo credere che la libertà dell’uomo non sia un codice già scritto, ma il sospetto è lecito: se così fosse, saremmo in grado di superare il nostro algoritmo?

 

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