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Archivio TAN

di Fabio Pisano
con Antimo Casertano e Fabio Cocifoglia
contributi video e regia video Francesco Mucci e Salvatore Fiore
costumi Annalisa Ciaramella
scene Luigi Ferrigno
assistente alla regia Giorgia Napolitano
regia Lello Serao
una co-produzione Fondazione Teatro di Napoli / Teatri Associati di Napoli

Si ringraziano:
Daniela Ioia nel ruolo di Eleonore Crisus
Gianluca Cangiano nel ruolo di Anchorman
Roberto Ingenito e Marianita Carfora per i contributi audio

note dell’autore

“Oggi se non leggi i giornali sei disinformato, se invece li leggi sei informato male; […] Una delle conseguenze della troppa informazione è il bisogno di arrivare primi, non importa più dire la verità, quindi qual è la responsabilità di un giornalista? Dire la verità. Non solo arrivare per primi, ma dire la verità.”

WET FLOOR è uno spettacolo nato dalla riflessione di Denzel Washington sul giornalismo di oggi. Arrivare primi. Non conta la verità. 
Fabio Pisano dà vita ad uno testo in cui protagonista è l’attuale nuova “guerra” dei media d’informazione che si divide il campo tra realtà e verità. In scena, Antimo Casertano e Fabio Cocifoglia.
Di cosa si ha bisogno, oggi? Di conoscere la realtà, o la verità? Realtà e verità nel mondo contemporaneo sono concetti molto distanti. 
Il testo è tagliente, con colpi di scena a dir poco grotteschi e con una scrittura rapida, efficace. 
Questo il presupposto, il taglio drammaturgico, che dà al testo una scorrevolezza e una rapidità esecutiva capace di tenere l’attenzione dello spettatore sempre viva, un autentico ring sul quale si affrontano due visioni in netta contrapposizione, la dialettica tra i due protagonisti (Ruth Crisus - Antimo Casertano e Ben Hones – Fabio Cocifoglia) è aspra, autentica, cruda perché spiattellata senza mediazioni sotto gli occhi degli spettatori. La scena, disegnata da Luigi Ferrigno, segna questo aspetto, è essenziale, sospesa in aria, (al 18 piano di un grattacielo) a sottolineare la pericolosità della situazione, i due antagonisti si fronteggiano sapendo di poter scivolare da un momento all’altro nel vuoto sia fisico che mentale. A fare da sfondo a tutto ciò lo scorrere incessante di notizie che da uno screen rimbalzano sempre uguali.
E’ proprio la notizia il protagonista vero: è autentica ? nasce da una reale indagine o è frutto di manipolazioni continue? è vero che la notizia nasce da rappresentazioni collettive ? sono gli algoritmi che analizzano il gradimento o meno della notizia?

Ma soprattutto quanta verità è contenuta in esse!

Lo spettacolo articola questi contenuti in un incessante confronto teso e minaccioso, Ben Hones è tenuto prigioniero e sotto la continua minaccia di una pistola e di una bomba, a rendere ancora più complicata la faccenda arrivano notizie frammentarie del rapimento di altri tre giornalisti, sembra che tutto sia collegato, sembra che tutto è frutto di un disegno unico che è mirato a minare al cuore l’informazione, sembra che da un momento all’altro una catastrofe debba definitivamente porre fine a tutto senza che si palesi il perché, senza che il tutto abbia una ragione.
Ma l’uomo comune, il Ruth Crisus di turno non è attrezzato per far fronte agli imprevisti e man mano la sicurezza del piano che ha organizzato viene meno, quello che sembrava essere lo strumento attraverso cui far pervenire al mondo la verità, ovvero la diretta social, si trasforma in un boomerang, Crisus si trova nella impossibilità di tornare indietro, i sei milioni di contatti esprimono in modo inequivocabile la decisione finale, Ben Hones deve essere ammazzato!
Quale sarà il finale? 
A teatro per scoprirlo!

sinossi

L’azione si svolge interamente in un ufficio di una redazione giornalistica, un uomo, Ruth è intento a pulire i pavimenti, un tizio, Ben, giornalista, è intento a scrivere al cellulare. Inizia una conversazione tra i due; Ben sta lavorando sulla presunta notizia di un sequestro di quattro giornalisti, da parte di un tipo sconosciuto. Ha urgenza di uscire. Ma il pavimento è bagnato. Ruth ha devotamente lavato il pavimento e non tollera che il giornalista passi prima che si sia asciugato.
Ben ha fretta, ma Ruth è inamovibile. La conversazione lentamente assume toni sempre più “ambigui”, fino a diventare un sequestro. L’uomo delle pulizie è in realtà il sequestratore di giornalisti. Lega Ben alla struttura usata per lavare i pavimenti, e mette in atto il sequestro. Come ce l’ha lui in mente. Il suo obiettivo è punire la realtà che lo circonda, una realtà che – mediante l’azione sempre più “avventata” e approssimativa dei giornalisti – gli hanno condizionato la vita. Il sequestro è prima un “fatto” a due, diviene poi pubblico; su una piattaforma web infatti, il sequestratore tenta di mettere a pubblico ludibrio il giornalista, ma succede qualcosa di inaspettato. I commenti live diventano violenti, inneggiano alla morte del giornalista, al suo assassinio. Reazioni che neanche il sequestratore si aspetta, diventano a loro volta protagoniste dello spettacolo. Fuori il palazzo, intanto, si annidano le forze speciali pronte a fare irruzione contro il sequestratore. Sovrastano le intenzioni del sequestratore. Sovrastano la sua verità. La sua verità di fronte la realtà in cui lui stesso ha volontariamente deciso di metter piede, si dissolve, passa in secondo piano. Ancora una volta.

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