Archivio TAN
uno spettacolo di e con Serena Balivo, Mariano Dammacco, Roberto Latini
drammaturgia Mariano Dammacco
musiche Gianluca Misiti
disegno luci e direzione tecnica Max Mugnai
scenografia e costumi Francesca Tunno
foto di scena Luca Del Pia
ufficio stampa Maddalena Peluso
produzione Infinito, ERT / Teatro Nazionale, Compagnia Lombardi-Tiezzi residenze artistiche presso Florian Metateatro, C.Re.a.Re Campania / Teatri Associati di Napoli, Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin 2022 – 2024, Centro di residenza della Toscana (Armunia-CapoTrave/Kilowatt)
Note di regia
Ho scelto di provare a porre lo sguardo sul tormento, in particolare su di un preciso tipo di tormento, un tormento che può capitare di esperire a un essere umano “fortunato”, un individuo che viva in condizioni dignitose, che non conosca la schiavitù o la guerra o la malattia, il tormento di un individuo che in teoria ha tutto per “essere felice”, che ha tutto per vivere bene la propria esistenza, insomma un cosiddetto essere umano libero, magari di quell’Occidente di cui facciamo parte: il tormento che una persona può dare a se stessa e da se stessa subire.
Con gli anni mi sono fatto l’idea che questo tormento, questa condizione possa assumere dimensioni e tratti parossistici, dolorosi, estremamente dolorosi. Cosa succede quando siamo schiavi di noi stessi? In guerra con noi stessi? Cosa succede quando ad ammalarsi è la relazione con noi stessi e, di conseguenza, quella con gli altri? Cosa succede quando è con noi stessi che siamo arrabbiati, quando è noi stessi che non riusciamo a perdonare? Può capitare di vivere un tormento, un tormento profondo e alienante, che spesso fa fatica a suscitare compassione negli altri. Un tormento che può diventare insopportabile. Ho pensato a questa condizione come a una danza costante con qualcosa di invisibile, che fa paura (ma che magari vuole dirci qualcosa), una danza con qualcosa di mostruoso. Da qui mi sono mosso per la creazione di Danzando con il mostro.
Ho cominciato a mettere nero su bianco alcune immagini. Poi ho condiviso queste immagini, in forma di parole, con Serena Balivo (come faccio da un decennio) e, per la prima volta, con Roberto Latini. Poi si sono aggiunti a noi anche il musicista, compositore e sound designer Gianluca Misiti, il disegnatore luci Max Mugnai. Insieme abbiamo lavorato a una scelta delle immagini, delle pagine, a come ricomporle nella relazione tra loro e sulla loro successione sulla scena fino a creare lo spettacolo. In tal senso desidero ringraziare Serena, Roberto, Gianluca, Max, e insieme a loro Francesca Tunnoche ha creato scene e costumi dello spettacolo, un gruppo di lavoro che in ogni suo componente ha svolto una funzione autorale. Danzando con il mostro è forse la più autentica esperienza di lavoro d’arte comune che io abbia vissuto fin qui.
Lo spettacolo Danzando con il mostro è, secondo la mia percezione, una visione notturna, forse un’allucinazione: forse siamo nella mente di un individuo, forse siamo dinnanzi al suo tormento, al suo match con se stesso. In scena una sorta di torre con in alto un orologio, o una gabbia, o una finestra, dove percepiamo la presenza di qualcuno. Dinnanzi a questa torre, su un pavimento rosso, vivono due figure, un uomo e una donna, forse due emanazioni della mente della creatura nella torre. Vestono abiti eleganti, da gran galà, circondati da bicchieri non meno eleganti. Forse sono stati invitati a un ricevimento, forse sono loro gli ospiti d’onore, o forse l’ospite d’onore è il tormento, il mostro che li ha invitati a danzare insieme a lui.
M.Dammacco