Archivio TAN
EX - ESPLODANO GLI ATTORI
di Gabriel Calderón
traduzione di Teresa Vila
con Monica Demuru, Christian Giroso, Lisa Imperatore, Marcello Manzella, Daniela Piperno, Lello Serao, Emanuele Valenti
scene Giuseppe Stellato
costumi Daniela Salernitano
disegno luci Massimo Galardini
assistente alla regia Federica Sandrini
coordinamento tecnico Marco Serafino Cecchi
assistente all'allestimento Giulia Giardi
direttore di scena Loris Giancola
elettricista e fonico Alessandro di Fraia
sarta di scena Annamaria Clemente
cura della produzione Francesca Bettalli, Camilla Borraccino
ufficio stampa Cristina Roncucci
foto di scena Luca Del Pia
video documentazione Ivan D'Alì
grafica Veronica Franchi
un ringraziamento a Marina Dammacco e Luigi Sauro
regia Emanuele Valenti
produzione Fondazione Teatro Metastasio di Prato
con il sostegno di Teatri Associati di Napoli, TAN-Teatro Area Nord
Note di regia
EX - esplodano gli attori è la storia di una ragazza che vuole capire cosa abbia portato i propri familiari a odiarsi e non parlarsi più per anni. Come fosse un po' un regalo, un po' un esperimento di fisica quantistica, tutti si ritrovano riuniti in casa la notte di Natale. Procedendo nel racconto, il cenone si fa sempre più improbabile e tragicomico: il presente lascia spazio a scene ambientate nel passato da cui si delinea una vicenda familiare che deve fare i conti con le conseguenze della storia politica del proprio paese. L’autore racconta che l’idea del testo è nata interrogandosi sulle risposte che l’ex presidente uruguaiano Pepe Mujica dava quando gli si chiedeva come sarebbe stato possibile superare lo scontro sociale conseguente alla dittatura. Mujica rispondeva che forse l’unica soluzione era che tutti gli attori della storia morissero, anzi più precisamente, esplodessero. Da qui l’interrogativo: l’uomo non è abbastanza intelligente e pronto per risolvere le cose quando i suoi protagonisti sono ancora in vita? E, il tempo, può davvero guarire le ferite?
Anche se prende le mosse dal racconto di una famiglia segnata da una dittatura, indagando la possibilità di sanare e superare un trauma collettivo, questo testo può parlarci, in realtà, di una famiglia qualsiasi e del tentativo di rimetterne assieme i cocci, collocandosi, quindi, su un terreno assolutamente universale. Questa è una delle cose che più mi ha colpito quando l’ho letto. Da una parte quindi la prepotenza della Storia, dall’altra la possibilità di raccontare una famiglia come tante che non può esistere senza rimossi, accuse, colpe da elaborare e da cui affrancarsi. Le parole di Calderón non danno via d’uscita, mettono spalle al muro. E così nascerà il lavoro di messa in scena. Una stanza, due porte, un esperimento, una riunione familiare e una ragazza che vuole sapere; che ha una necessità e un dolore nel petto; che vuole ascoltare parole mai dette; parole che spieghino; parole che possano aiutarla. Da qui, dalle parole, cominceremo a lavorare.
Emanuele Valenti