23-24 Febbraio | I will survive
Un progetto a cura di Qui e Ora Residenza Teatrale
Con Francesca Albanese, Silvia Baldini, Laura Valli
Regia Marta Dalla Via
Dramaturg Diego Dalla Via
Ricerca materiali Qui e Ora e Fratelli Dalla Via
Disegno luci Paolo Tizianel
Ph Michela Di Savino
artwork leonardo mazzi/neo-studio.it
“Il mito greco insegna che si combatte sempre contro una parte di sé, quella che si è superata, un antico se stesso. Si combatte soprattutto per non essere qualcosa, per liberarsi. Chi non ha grandi ripugnanze non combatte”.
Cesare Pavese
Sono sopravvissuta al parto, alle cadute dal lettino, ai bulli delle elementari, all’amore non corrisposto delle medie, ad un paio di bocciature, ai fallimenti lavorativi, ad un incidente in autostrada, ad un matrimonio lampo e un divorzio eterno, ad una pericolosa reazione allergica, alla morte dei miei genitori... a quarant’anni questa è la norma. Sono una comune superstite del quotidiano. Ci sono poi i sopravvissuti speciali, per esempio non si torna tanto vivi dal funerale di un figlio o da quello di un compagno. So di persone ancora in piedi dopo anni di reclusione. C’è gente che, uscita non si sa come da mani pulite, è ancora seduta sulla solita poltrona. Poi ci sono quei miti dell’attualità che vedono supereroi contemporanei sopravvivere anni con pinze nello stomaco o proiettili vicino al cuore. Ci sono quelli che sono scampati all’attentato, allo tsunami, alla traversata sul gommone, alla valanga, al terremoto. Nei videogiochi, fino a qualche decennio fa, avevi tre vite. Tre possibilità per saltare o sparare o girare al momento giusto. Se sbagliavi, servivano altre monete. Oggi il bello dei videogame è che puoi giocare all’infinito e senza andare al bar. Ma la vita, nella sua essenza, è rimasta quella degli anni ottanta: si muore una volta sola. Eppure, con le sue monetine nelle tasche, l’umanità resiste. Combatte, lotta, si dibatte, a volte si lascia vivere, altre viene travolta. E’ un’apocalisse mai catastrofica fino in fondo, un disastro continuo e patinato nonostante i soldi che mancano, i figli adolescenti, la casa che non c’è o costa troppo, il lavoro che consuma, il corpo che va a pezzi e non sai più come tenerlo insieme. Poi c’è la sfida più complessa: sopravvivere a se stessi e alle proprie aspettative. Recentemente si è affacciata sul vocabolario globale una parola mutuata dal gergo ingegneristico: resilienza. Ovvero la capacità di sopportare oltre il sopportabile, di resistere agli urti, di fronteggiare le avversità non solo senza soccombere ma anzi, traendone una forza sconosciuta e inaspettata. Piegarsi senza spezzarsi fino all’ultimo minuto, anche quando tutto sembra perduto. Il lavoro vuole raccontare storie di sopravvivenza, raccolte in anni di indagini teatrali e in quotidiani incontri con giovani, uomini, donne, anziani. Vogliamo dipingere un affresco corale contemporaneo ma contaminato dall’epica dei miti antichi e da appunti sociologici. Fanciulle che divengono albero o fonte, bambini scampati a Erode o a rigide regole spartane, appestati redivivi. Una drammaturgia che intercetta la voce dei tanti incontrati e la filtra nei corpi delle tre performer per restituire squarci di vita. La restituzione della grande battaglia del quotidiano.
Biografie
Qui e Ora è una compagnia di produzione, lavora su drammaturgia autografa e ama confrontarsi e collaborare con altri artisti per dare vita alle proprie opere, in un meticciamento di linguaggi e visioni. I will survive si inserisce nella sperimentazione di Qui e Ora Residenza Teatrale. Le produzioni degli ultimi anni sono: Con tutto l'amore del mondo - progetto site specific per abitazioni private, Madri – concerto di sbagli e intimità con lo sguardo di Elena Bucci, Saga Salsa regia di Aldo Cassano, My Place – il corpo e la casa regia di Silvia Gribaudi finalista Inbox 2017. Qui e Ora è teatro che parla del presente, si insinua nelle pieghe delle vite delle persone per raccontarle e restituirne visioni. Un teatro che raccoglie i dati del contemporaneo con amore meticoloso e puntuale precisione, per costruire immaginari collettivi, per trovare spazi di bellezza. Come a costruire un romanzo di formazione del nostro oggi, fatto di stralci di vita, di voci sole, di storie piccole e fragili, di bellezze inaspettate, di immagini visionarie. I Fratelli Dalla Via Marta, Diego e Roberto sono una piccola impresa famigliare che costruisce storie. La loro prima scrittura per la scena è Piccolo Mondo Alpino progetto vincitore del Premio Kantor 2010. Il testo tradottoin Francese viene allestito dal Théâtre de l’Opsis a Montreal (Québec) nella primavera 2013 con la regia di Marta Dalla Via. La loro seconda prova drammaturgica è Mio figlio era come un padre per me, vincitore del Premio Scenario 2013. I Fratelli Dalla Via vincono nel giugno 2014 il premio Hystrio Castel dei Mondi. Qualche volta, succede anche nelle migliori famiglie, i fratelli si separano e collaborano con altri artisti e compagnie come Accademia degli Artefatti, Carlo Prenoto, Natalino Balasso, Corrado Augias, Teatro Gioco Vita, Teatro delle Briciole. Marta Dalla Via è stata scelta, insieme ad altri sei drammaturghi da Stefano Massini per un percorso drammaturgico. Il suo “Interpretazione dei sogni” viene giudicato il miglior testo. Nel progetto “I Will Survive” ideato dalla compagnia Qui e Ora residenza teatrale sono coinvolti come regista e dramaturg.